venerdì 27 gennaio 2012

SHOAH PER NON DIMENTICARE


Buongiorno a tutti gli affezionati!!

Oggi in occasione della Giornata della Memoria anche L’Associazione L’Atelier vuole dare il suo piccolo simbolico contributo segnalando alcuni libri sull’argomento.

Cominciamo con due bellissimi albi illustrati per avvicinare i bambini all’argomento ma anche per adulti amanti del genere:
 
“L’albero di Anna edito da Orecchio Acerbo con le splendide illustrazioni di Maurizio Quarello


 
“Il volo di Sara edito da Fatatrac con le poetiche illustrazioni di Sonia Possentini e la delicatissima e commovente storia scritta da Lorenza Farina


Per bambini un po’ più cresciuti segnalo:

"Destinatario sconosciuto" di Kressmann Taylor edito da Rizzoli.
Ricordo che all’epoca in cui l’ho letto mi era molto piaciuto soprattutto per il colpo di scena finale


 
“I crudeli giardini della vita di Michel Quint edito da Rizzoli.
Un libro molto commovente. E’ la storia di un bambino che si vergogna del padre perché nei fine settimana si traveste da clown.. ma è un clown triste, che non fa ridere.. Anni più tardi scoprirà il motivo che portava il padre a fare tutto ciò…e qui le emozioni diventano intense!!..



“La banalità del bene di Enrico Deaglio da cui è stato tratto il film Perlasca di Alberto Negrin con Luca Zingaretti e Amanda Sandrelli. Economica Feltrinelli


 
“L’amico ritrovato di Fred Uhlman anche questo edito da Economica Feltrinelli


 
Il romanzo “La lista di Schindler di Thomas Keneally  Sperling & Kupfer


 
…da cui è stato tratto il film “Schindler's List di Steven Spielberg premio Oscar per la miglior regia e il miglior film


 
Infine vi segnalo la figura di IRENA SENDLER  che merita di essere ricordata per il suo contributo alla causa.


 
Dalla sua biografia è stato tratto anche un film:


 
Nel 2007 la Sendler venne candidata al premio Nobel per la pace ma, per motivi che potete ben immaginare, le è stato preferito Al Gore.

Marcela Serrano nel suo ultimo romanzo “Dieci donne edito da Feltrinelli la omaggia raccontando la sua storia. Mi è piaciuto il gesto della Serrano perché per raccontare la vita di questa donna coraggiosa ha fatto una forzatura rispetto al racconto che stava narrando. La sua intenzione è, a mio avviso, piuttosto evidente e lodevole: fare in modo che di questa vicenda rimanga traccia. Tutte le volte che qualcuno leggerà il suo romanzo, Irena Sendler verrà ricordata.

A pagina 152 del libro Marcela Serrano attraverso le parole di Layla, la protagonista del racconto, scrive:

“L’amore per i bambini è una strana dote di cui sono sprovvista.
 Non è una prerogativa di qualsiasi essere umano o delle donne. E’ come la fede, o ti è stata data oppure no.
A questo proposito un paio di anni fa ho sentito una storia che ha continuato a frullarmi per la mente….

..Si tratta di una donna polacca di nome Irena Sendler. Era nata nel 1910, nella periferia di Varsavia. Lavorava come operatrice sanitaria al Dipartimento per la Salute, quando Hitler occupò la Polonia. Quando i nazisti rinchiusero mezzo milione di ebrei nel ghetto, vietarono l’ingresso di alimenti e servizi medici, ma erano preoccupati per le malattie contagiose.
Per questa ragione chiesero a Irena Sendler di controllare i focolai di tubercolosi all’interno del ghetto. Tale incarico significò per lei la possibilità di entrare e uscire dal ghetto senza restrizioni. Approfittò di tale “privilegio” per salvare i bambini ebrei. Andò a parlare con i genitori, uno per uno. Chiese loro di consegnarle i bambini, così li avrebbe portati fuori di lì.
Non fu facile convincerli. Irena era sicura che nessuno sarebbe sopravvissuto. Ma i genitori si aggrappavano alle illusioni più assurde pur di non separarsi dai figli
Quasi tutti finirono per cedere. Non soltanto per il rischio di venire sterminati. Ma per la fame e le malattie. E così, piano piano, ogni giorno si portava via un bambino.
Li nascondeva nello zaino o in mezzo agli stracci sotto il mantello. Ammaestrò un cane in modo che abbaiasse ogni volta che un tedesco si avvicinava. Così i nazisti sentivano i latrati del cane e non l’eventuale pianto del bambino. Viaggiava sul retro dell’ambulanza che l’accompagnava quotidianamente, con il suo cane e il suo carico clandestino, e oltrepassava i muri del ghetto.
Sistemò quei bambini in diverse famiglie cristiane che si presero cura di loro. Ma non voleva che dimenticassero la loro vera identità. Annotò su un pezzo di carta ogni nome ebreo con il nuovo nome a fianco. Infilò i bigliettini dentro un barattolo di vetro. Lo sotterrò nel cortile di casa sua, sotto un melo.
Un giorno fu arrestata dalla Gestapo.
Venne torturata brutalmente. A bastonate le spezzarono i piedi e le gambe. La picchiarono su tutto il corpo con mazze di legno. Venne dichiarata colpevole e organizzarono la sua esecuzione. Riuscì a fuggire, corrompendo una guardia. Visse in clandestinità sino alla fine della guerra. Tornata in libertà, subito si precipitò sotto al melo di casa sua. Disseppellì il barattolo con i nomi. Quasi tutti i genitori erano morti.
Trascorse la vecchiaia in un ospizio per anziani, dove una sopravvissuta si prendeva cura di lei. Una donna ebrea che aveva portato via dal ghetto quando aveva sei mesi. Dentro una cassetta per gli attrezzi, con il suo cane vicino.
E’ morta poco tempo fa.
Sono venuta a conoscenza di questa storia perché l’hanno candidata nel 2007 al Nobel per la Pace. Il suo rivale era Al Gore, che ha vinto.
Ma chi e ne frega dei premi: Irena Sendler aveva dato la sua vita per migliaia di bambini che non conosceva neanche.
Bambini ebrei…”


Concludo citando la famosa canzone di Guccini “Auschwitz”  invitandovi a riascoltarla ma soprattutto mi congedo riportando ciò che Guccini dice prima di cantarla:


”La colpa di questa canzone è che ci sono ancora quelli che fanno si che questa canzone sia ancora attuale e debba ancora essere cantata …”
F. Guccini



Un caro saluto a tutti



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