martedì 9 ottobre 2012

LETTERE FRA I LACCI



Buongiorno a tutti gli affezionati,

una delle riflessioni che la mia recente mostra dal titolo “Grita” invitava a fare riguardava il senso delle parole.
Oggi le parole sembrano aver perso il loro significato. Siamo sommersi da fiumi di parole ma sono spesso vocaboli vuoti, tanti bla,bla,bla che sentiamo ma che sono in realtà privi di contenuto. “Epoca di ciarlatani” la definisce Zafòn e come dargli torto … parole svuotate del loro originario senso a cui fanno seguito, purtroppo spesso, comportamenti altrettanto vuoti, privi di valore.

Il suggestivo albo illustrato intitolato “Lettere fra i lacci” edizioni Kalandraka scritto dalla venezuelana Cristina Falcòn Maldonado e illustrato da delicati disegni ad acquerelli e matite di Marina Marcolin sembra andare controcorrente.


Sin dalla copertina questo libro è un invito simbolico a catturare le lettere al laccio (un po’ come facevano i cow-boys con i cavalli selvaggi) per infilarle ad una ad una come tante perline non tanto per formare parole nuove bensì per formare parole con un rinnovato senso.


Attraverso la storia narrata il libro sembra invitare il lettore a tornare a dare significato alle parole ma soprattutto sembra richiamare la necessità di tornare ad avere dei comportamenti che siano coerenti a certi valori come per esempio il “rispetto”, oggi più che mai parola svuotata del suo contenuto.

Il rispetto per le persone …

“Noi che andiamo a scuola dormiamo insieme nello stesso letto,
per non svegliare i più piccoli quando ci alziamo al buio.
Così non cominciano troppo presto a far disperare la nonna.”

…per le cose…

 “Flor… dal giorno che le hanno dato il libro di lettura sta molto attenta a non rovinarlo”

…per il “non spreco” …

“Flor non ci lascia mettere le scarpe lungo tutto il tragitto per non sciuparle..”

Ma sembra anche un invito al piacere delle piccole cose…

“Può darsi che Dulce sia come Flor e che per il piacere di mettersi le scarpe andrà entusiasta a scuola…”

…e soprattutto a dare più valore alle cose…

“(La mamma) .. ci ricorda quanto siamo fortunati di potere andare a scuola..”





Da un punto di vista simbolico bellissima anche l’immagine dell’insegnante che dona il libro a Flor: il sapere che si trasmette e passa da un essere all’altro…




Trasferire sapere, questo il compito di un buon insegnante. Ma ancora una volta siamo invitati a riflettere sul senso delle parole e a chiederci come deve essere questo sapere? Le immagini stesse suggeriscono la risposta: deve essere un sapere ricco, vasto, che porta sempre più in alto … come la pila di libri rappresentata nell’illustrazione.
Per i ragazzi andare a scuola dovrebbe essere un piacere. Dovrebbero svegliarsi al mattino esortando la mamma a fare in fretta per non arrivare in ritardo. Un bambino che, come il piccolo narratore della storia, torna a casa dicendo…

“A me non piace la scuola..
A me le lettere sembran disegni molto complicati da capire e peggio ancora da mettere insieme nel modo giusto
A me le lettere non mi hanno ancora raccontato un bel niente… “

…non è un buon segnale, significa che qualcosa non va. Quelle lettere, a cui fa cenno il piccolo protagonista, non raccontano niente perché probabilmente sono vuote .
Le lettere, così come le materie di cui sono il simbolo, devono raccontare, affascinare, incuriosire non solo istruire.
Questo suggerisce che insegnare non dev’essere solo un arido trasferimento di sapere ma anche di passione, di amore, di curiosità.

A trent’anni di distanza io ricordo ancora con piacere i “Promessi sposi” del Manzoni perché all’epoca ho avuto un professore che me l’ha fatto amare.  Non mi ha fatto studiare a memoria “l’addio ai monti” ma mi ha fatto capire quanto grande era lo strazio e il dolore di Lucia costretta ad allontanarsi da una casa dove aveva già progettato il suo futuro e oggi quando sento parlare dei terremotati mi torna alla mente l’addio ai monti: non ricordo le parole ma ricordo le emozioni, i sentimenti. Quante persone come Lucia sono state costrette ad abbandonare le loro case non per scelta ma per forzata necessità e i sentimenti che provano non sono forse paragonabili a quelli del personaggio manzoniano?  Sono passati due secoli da quando è stato scritto ma le emozioni sono le stesse ed è questo il motivo per cui un romanzo o un’opera diventa un classico: perché parla di cose universali e sempre attuali.
Se quel professore non avesse messo passione nelle sue spiegazioni ma si fosse limitato a farmi imparare a memoria in modo pedissequo e noioso l’addio ai monti oggi probabilmente non solo non ricorderei nulla di quel brano ma lo odierei come lo odiano in molti.
Passioni, emozioni questo è quello di cui i ragazzi bisogno! E chi più di un insegnante ha la possibilità di trasmetterle?

“L’altro giorno Flor ha detto alla mamma quello che voleva fare da grande, e lei si è messa a piangere…
Far piangere così la mamma l’unico giorno che può stare con noi!
Per questo volevo dare un calcio a Flor, ma la nonna mi ha fermato, mi ha spiegato che a volte si piange per la gioia.  Allora ho chiesto alla nonna che cosa ci può essere di così bello da far piangere la mamma.
La nonna mi ha risposto che Flor aveva detto alla mamma che da grande voleva fare la maestra…” 







“Flor sa già leggere … Secondo lei .. quando impari a leggere le lettere ti raccontano tante storie …"


                           Tratto da  "Lettere tra i lacci", Kalandraka




 



Un caro saluto a tutti



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