Buongiorno a tutti gli
affezionati,
a cosa serve l’arte?
Molte sono le possibili risposte; credo che ogni artista si sia posto
questa domanda e ad essa abbia dato una sua personale risposta.
Frida Kahlo, per esempio,
sosteneva:
“Certe opere hanno quasi la
funzione della Bibbia: indicano cammini, aiutano a vivere e a comprendere la
morte, guidano certe azioni. Bisogna sempre trovare dei modi per approfondire
il proprio pensiero e quello degli altri. E’ una chiave per capire il mondo.
Non si può vivere senza cercare di capire, senza sforzarsi di trovare una
risposta a certe domande”
L’arte per Frida Kahlo era
quindi un modo per trovare risposte alle grandi domande che le persone si
pongono quando tentano di capire il mondo ovvero quando cercano di comprendere
il senso della vita.
Per quanto mi riguarda io
vedo l’arte come un vero e proprio “farmaco”: non solo una strada per trovare
risposte ma anche un mezzo per conoscere noi stessi e che mira,
come effetto, al raggiungimento di quel benessere interiore a cui tutti, più o
meno consciamente, aneliamo e che oggi sembra essere sempre più raro.
A partire dall’Illuminismo
l’uomo ha dato sempre più importanza alla ragione e soprattutto oggi si è
portati a credere che la scienza (qui intesa nella accezione comune), alla cui
base sta la ragione, sia capace di risolvere e spiegare ogni cosa. Sempre di
più siamo portati ad affidare alla “scienza” e alla tecnologia la risoluzione
dei nostri problemi (siamo addirittura arrivati a consultare uno psicologo per
decidere che scuola far frequentare a nostro figlio dopo la terza media,
convinti del fatto che un estraneo che si basa su valutazioni che noi
consideriamo “scientifiche” sia in grado di sapere meglio di noi e
addirittura di nostro figlio quali siano le preferenze o le attitudini di
nostro figlio stesso..)
L’evidenza insegna però che
non tutti i problemi possono essere riconducibili a fenomeni spiegabili
ricorrendo alla scienza. Esistono cose che la scienza non è in grado di
spiegare e/o risolvere e questo perché noi non siamo fatti solo di un corpo e
di una mente ma anche di spirito. Esiste una parte di noi che sfugge alle
rigide regole della razionalità ed è quella parte di noi più istintiva:
possiamo chiamarla cuore, istinto, anima… non è importante il nome ma il fatto
che questa componente esiste e si esprime attraverso un linguaggio diverso
rispetto a quello della ragione. Se noi ammettiamo l’esistenza in noi non solo
di una parte razionale ma anche di una istintiva dobbiamo allora anche
riconoscere che esistono due diversi linguaggi attraverso cui queste parti ci
parlano.
Purtroppo l’eccessiva
razionalizzazione a cui siamo arrivati (che ha influenzato non poco
l’educazione, intesa nella sua accezione più ampia) ci ha fatto perdere il
contatto con la nostra parte più istintiva facendoci dimenticare una componente
importante di noi stessi. Se la ragione è necessaria per vivere bene in
società, l’istinto è necessario per vivere bene con noi stessi ed è
l’equilibrio di queste due componenti che sta alla base del benessere. Dovremmo
vivere all’interno della società e rispettarne le regole ma monitorando
costantemente anche la nostra bussola interiore (istinto).
Seguire l’istinto significa
dare importanza alle sensazioni, riattivare il cosiddetto “sesto senso”. Spesso
nascono in noi pensieri, sensazioni, idee, premonizioni alle quali non siamo più
abituati a dare importanza; li sottovalutiamo considerandole fantasie prive di
fondamento ma questo perché le analizziamo utilizzando un criterio razionale
mentre dovremmo imparare a valutarli con un approccio diverso. Imparare a
decifrare i messaggi che il nostro istinto ci invia significa, nella pratica,
acquisire delle informazioni che ci possono aiutare a rispondere a certe
domande, informazioni che ci indicano il cammino, che ci aiutano a
comprendere.. Allora ecco che, per esempio, se imparo a mettermi in
contatto con la mia anima non avrò bisogno di consultare una persona estranea
che mi dica quali sono i miei sogni, che cosa mi piace (quindi ciò a cui sono
più predisposto) e che cosa vorrò fare da grande, perché ho già dentro di me la
risposta!
Esistono molti modi per
imparare a decifrare il linguaggio dell’istinto e riprendere così il contatto
con la nostra “anima” e uno di questi è l’arte.
Quando ci avviciniamo
all’arte però (in questo caso mi riferisco alle forme d’arte “visive” in
particolare all’arte contemporanea) dobbiamo ricordarci di mantenere un
approccio non di tipo razionale (Cosa raffigura? Questo potevo farlo
anch’io..etc) ma di tipo emozionale (Perché quest’opera mi ha colpito rispetto
alle altre? Perché provo questa sensazione di fastidio/piacere?..) poiché
l’arte essendo espressione dell’anima, non si esprime in modo logico; molte
reazioni di fastidio, per esempio, che si provano di fronte ad opere
contemporanee vanno viste come il rifiuto della nostra mente, cioè della nostra
razionalità, verso qualcosa che non riusciamo a spiegare con la logica ( e
tutto ciò che non capiamo tendiamo a rifiutarlo).
Le foto delle opere che
seguono sono state scattate al Bologna Artefiera 2013
“Un buon dipinto si riconosce quando riesce a far scattare
qualcosa dentro di noi”
Hundertwasser
Un caro saluto a tutti
Vedi anche: Il pentolino di Antonino