giovedì 7 febbraio 2013

I COLORI COME FARMACI DELL'ANIMA



Buongiorno a tutti gli affezionati,


a cosa serve l’arte?
Molte sono le possibili risposte; credo che ogni artista si sia posto questa domanda e ad essa abbia dato una sua personale risposta.





Frida Kahlo, per esempio, sosteneva:

“Certe opere hanno quasi la funzione della Bibbia: indicano cammini, aiutano a vivere e a comprendere la morte, guidano certe azioni. Bisogna sempre trovare dei modi per approfondire il proprio pensiero e quello degli altri. E’ una chiave per capire il mondo. Non si può vivere senza cercare di capire, senza sforzarsi di trovare una risposta a certe domande”



L’arte per Frida Kahlo era quindi un modo per trovare risposte alle grandi domande che le persone si pongono quando tentano di capire il mondo ovvero quando cercano di comprendere il senso della vita.

Per quanto mi riguarda io vedo l’arte come un vero e proprio “farmaco”: non solo una strada per trovare risposte ma anche un mezzo per conoscere noi stessi e che mira, come effetto, al raggiungimento di quel benessere interiore a cui tutti, più o meno consciamente, aneliamo e che oggi sembra essere sempre più raro.

A partire dall’Illuminismo l’uomo ha dato sempre più importanza alla ragione e soprattutto oggi si è portati a credere che la scienza (qui intesa nella accezione comune), alla cui base sta la ragione, sia capace di risolvere e spiegare ogni cosa. Sempre di più siamo portati ad affidare alla “scienza” e alla tecnologia la risoluzione dei nostri problemi (siamo addirittura arrivati a consultare uno psicologo per decidere che scuola far frequentare a nostro figlio dopo la terza media, convinti del fatto che un estraneo che si basa su valutazioni che noi consideriamo “scientifiche”  sia in grado di sapere meglio di noi e addirittura di nostro figlio quali siano le preferenze o le attitudini di nostro figlio stesso..)



L’evidenza insegna però che non tutti i problemi possono essere riconducibili a fenomeni spiegabili ricorrendo alla scienza. Esistono cose che la scienza non è in grado di spiegare e/o risolvere e questo perché noi non siamo fatti solo di un corpo e di una mente ma anche di spirito. Esiste una parte di noi che sfugge alle rigide regole della razionalità ed è quella parte di noi più istintiva: possiamo chiamarla cuore, istinto, anima… non è importante il nome ma il fatto che questa componente esiste e si esprime attraverso un linguaggio diverso rispetto a quello della ragione. Se noi ammettiamo l’esistenza in noi non solo di una parte razionale ma anche di una istintiva dobbiamo allora anche riconoscere che esistono due diversi linguaggi attraverso cui queste parti ci parlano.



Purtroppo l’eccessiva razionalizzazione a cui siamo arrivati (che ha influenzato non poco l’educazione, intesa nella sua accezione più ampia) ci ha fatto perdere il contatto con la nostra parte più istintiva facendoci dimenticare una componente importante di noi stessi. Se la ragione è necessaria per vivere bene in società, l’istinto è necessario per vivere bene con noi stessi ed è l’equilibrio di queste due componenti che sta alla base del benessere. Dovremmo vivere all’interno della società e rispettarne le regole ma monitorando costantemente anche la nostra bussola interiore (istinto).



Seguire l’istinto significa dare importanza alle sensazioni, riattivare il cosiddetto “sesto senso”. Spesso nascono in noi pensieri, sensazioni, idee, premonizioni alle quali non siamo più abituati a dare importanza; li sottovalutiamo considerandole fantasie prive di fondamento ma questo perché le analizziamo utilizzando un criterio razionale mentre dovremmo imparare a valutarli con un approccio diverso. Imparare a decifrare i messaggi che il nostro istinto ci invia significa, nella pratica, acquisire delle informazioni che ci possono aiutare a rispondere a certe domande, informazioni che ci indicano il cammino, che ci aiutano a comprendere..  Allora ecco che, per esempio, se imparo a mettermi in contatto con la mia anima non avrò bisogno di consultare una persona estranea che mi dica quali sono i miei sogni, che cosa mi piace (quindi ciò a cui sono più predisposto) e che cosa vorrò fare da grande, perché ho già dentro di me la risposta!



Esistono molti modi per imparare a decifrare il linguaggio dell’istinto e riprendere così il contatto con la nostra “anima” e uno di questi è l’arte.

Quando ci avviciniamo all’arte però (in questo caso mi riferisco alle forme d’arte “visive” in particolare all’arte contemporanea) dobbiamo ricordarci di mantenere un approccio non di tipo razionale (Cosa raffigura? Questo potevo farlo anch’io..etc) ma di tipo emozionale (Perché quest’opera mi ha colpito rispetto alle altre? Perché provo questa sensazione di fastidio/piacere?..) poiché l’arte essendo espressione dell’anima, non si esprime in modo logico; molte reazioni di fastidio, per esempio, che si provano di fronte ad opere contemporanee vanno viste come il rifiuto della nostra mente, cioè della nostra razionalità, verso qualcosa che non riusciamo a spiegare con la logica ( e tutto ciò che non capiamo tendiamo a rifiutarlo).



Le foto delle opere che seguono sono state scattate al Bologna Artefiera 2013































 



“Un buon dipinto si riconosce quando riesce a far scattare qualcosa dentro di noi”
Hundertwasser
 





Un caro saluto a tutti



Vedi anche: Il pentolino di Antonino



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